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| Paoli Silvia | Le origini della fotografia a Milano. Dagherrotipi e stampe da calotipo
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La notizia riguardante l’invenzione di Daguerre, e la pratica della dagherrotipia si diffusero a Milano subito dopo l’annuncio fatto da Arago nel 1839 all’Accademia delle Scienze. Tra i primi a dedicarsi alla nuova tecnica l’ottico Alessandro Duroni, mentre gli editori Artaria, già nel 1840, dettero seguito alla pubblicazione della prima serie di vedute di città italiane sotto il titolo "Le Daguerréotype". Anche la calotipia fu ben presto conosciuta e praticata a Milano. Tra i primi Augusto Agricola e Luigi Sacchi. Dagherrotipia e Calotipia furono poi soppiantate, intorno al 1860, dal collodio
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I Nostri Antenati
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pagg. 65 - 75
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| Paoli Silvia | La fotografia a Milano: il periodo del collodio
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Il procedimento al collodio si diffuse a Milano a partire dal 1850 circa, segnando l’inizio di una nuova e diversa stagione per la fotografia: incremento del numero degli studi fotografici e degli atelier per ritratti, comparsa delle prime ditte impegnate nella produzione industriale e nella distribuzione dei prodotti chimici o altri materiali, fotografi con solide conoscenze tecnico-scientifiche, affermazione di un’editoria che a Milano significò anche la stampa della prima rivista di fotografia, “La Camera Oscura”, fondata nel 1863 e qui pubblicata fino al 1867. Tra i fotografi con studio e attività a Milano: Alessandro Duroni, Luigi Sacchi, Pompeo Pozzi, Giulio Rossi, Icilio Calzolari. Oltre al ritratto ciò che attraeva l'interesse e l'attenzione dei fotografi erano i monumenti e la città nei suoi aspetti urbanistici e di costume. Hippolyte Deroche e Francesco Heyland documentarono le fasi della costruzione della Galleria Vittorio Emanuele, mentre lo studio Ganzini, fondato nel 1862, fotografò la Galleria a lavori ultimati
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I Nostri Antenati
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pagg. 65 - 75
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| Paoli Silvia | La fotografia a Milano. Il periodo della gelatina-bromuro d'argento
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L’introduzione del procedimento alla gelatina come legante dei sali d’argento rappresentò una svolta radicale per la storia della fotografia, perché favorì la nascita delle ditte specializzate nella produzione industriale dei materiali, semplificò il lavoro dei fotografi che potevano acquistare direttamente sul mercato i prodotti di cui necessitavano e disporre di apparecchiature meno ingombranti, introdusse di fatto la fotografia istantanea e con essa la possibilità di documentare i fatti della vita quotidiana. In ragione di ciò, la fotografia si diffuse nella società coinvolgendo settori che fino al momento ne era rimasti esclusi e si avviò a diventare un fenomeno di massa. A Milano operavano nel periodo descritto numerose ditte (Lamperti e Garbagnati, Cappelli, Duroni e Murer) e fotografi (Noseda, Beltrami, Perelli); nacque il Circolo Fotografico Lombardo, iniziarono le pubblicazioni riviste come “Il Dilettante di Fotografia” e “Il Progresso Fotografico”, si affermarono numerosi editori (Pettazzi, Sonzogno, Civelli, Treves, Vallardi, Hoepli)
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I Nostri Antenati
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pagg. 43 - 52
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| Paoli Silvia | Le tematiche sociali della fotografia milanese dell'Ottocento
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La tesi sviluppata da Giulio Bollati, qui ricordata dall’autore di questo saggio, è che la fotografia si è inserita nella cultura nazionale, nel periodo immediatamente successivo all’Unità d’Italia, come strumento di unificazione per inventariare e catalogare le realtà della vita nazionale, farle conoscere e renderle partecipi. Questo genere di attività si applicò soprattutto al patrimonio artistico e alle bellezze paesaggistiche, ma non meno ai tipi sociali e agli usi. In questo caso l’attenzione fu rivolta preferibilmente alle classi più povere e alle problematiche sociali. Tra i fotografi che praticarono questo tipo di riprese a Milano sono ricordati: Beltrami, Perelli e Neseda che operarono all’interno del contesto culturale segnato dal verismo, in arte e letteratura, rappresentato a Milano dalla Scapigliatura
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I Nostri Antenati
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pagg. 55 - 63
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| Paoli Silvia | Mondo popolare e fotografia. Alcuni esempi milanesi
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L’introduzione, alla fine del XIX secolo, delle procedure alla gelatina bromuro d’argento e la conseguente semplificazione delle operazioni tecniche, facilitò il diffondersi della pratica fotografica in Italia. Allo stesso tempo si registrò una più spiccata sensibilità e una maggiore consapevolezza verso il vissuto quotidiano, visto e fotografato sotto tutte le angolazioni. Il risultato fu la produzione di una sorta di catalogo che interessò i costumi, le attitudini, le arti, i mestieri, le professioni. Tra i fotografi che hanno lavorato in questa direzione a Milano si ricordano Enrico Noseda, Alessandro Perelli e Giuseppe Beltrami
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I Nostri Antenati
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pagg. 59 - 63
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| Paoli Silvia | Lo Studio e laboratorio fotografico Artico
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Lo studio fotografico e laboratorio “Varischi Artico e C.” nasce a Milano nel 1900, rilevando l’attività del fotografo Ricci specializzato in ritratti, con una ricca clientela di borghesi e aristocratici. Del nuovo studio erano soci: Giovanni Artico, Arturo Varischi e Angelo Pettazzi, quest’ultimo affermato commerciante, produttore di apparecchi fotografici con la ditta omonima fondata nel 1871. Giovanni Artico e Umberto Varischi invece avevano lavorato presso Ricci. Lo studio “Varischi Artico e C.” divenne molto conosciuto a Milano, per il ritratto infantile e di personaggi famosi del mondo della musica, del teatro, della letteratura. Dell’attività dello studio rimangono una settantina di stampe originali, quasi tutte autografate, datate per la maggior parte tra il 1900 e il 1910
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I Nostri Antenati
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pagg. 52 - 65
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| Paoli Silvia | Una famiglia borghese atipica del Novecento
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Nell’intervista a Silvia Paoli, nipote della fotografa, la cui immagine di bambina ritorna con continuità nelle fotografie, ripresa insieme ai fratelli, ai cugini, agli amichetti vengono ricostruiti gli anni ai quali le fotografie rimandano e il clima che si viveva in famiglia: i rapporti con i genitori, la presenza della mamma, le visite dei nonni e degli amici, i giochi, ma anche le vicende legate a fatti e situazioni esterne all’ambito famigliare: la guerra, il fascismo, il lavoro dei contadini sullo sfondo di un borgo della campagna toscana
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pagg. 17 - 33
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| Paoli Silvia | Il Civico Archivio Fotografico di Milano. Note per una storia dell'Istituto e delle sue collezioni
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La storia del Civico Archivio Fotografico di Milano è legata alla storia dei musei civici che tra il 1896 e il 1900 ebbero sede nel Castello Sforzesco, a partire dal Museo del Risorgimento la cui costituzione data appunto al 1896. Nella ricostruzione degli eventi che si sono succeduti, si ricordano in particolare: Luca Beltrami al quale è riconducibile l’omonima raccolta composta di fotografie, appunti, manoscritti, disegni, documenti e libri lasciati in eredità al comune alla morte avvenuta nel 1933; Antonio Paoletti fotografo operante per i Musei fino al 1926 quando, con la nascita del “Gabinetto Fotografico” fu istituito di fatto un vero e proprio servizio fotografico in grado di fare fronte alle esigenze interne di riproduzione e stampa
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pagg. 3 - 14
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